L’ospitalità post Covid? La Toscana ha tutte le carte in regola per ripartire, ma servono nuove strategie: il nemico più forte adesso è la paura. A sostenerlo è Vito Mollica, executive chef del Four Seasons di Firenze, tra i relatori del webinar organizzato da Primavera d’Impresa in programma lunedì 18 maggio alle 17,  Turismo: come cambia lospitalità. Il modello Toscana nella fase post-Covid”. Si confronteranno sullargomento anche  lassessore regionale al Turismo, Stefano Ciuoffo, il consigliere regionale e presidente della Commissione Costa, Antonio Mazzeo, il direttore di Toscana Promozione Turistica, Francesco Palumbo,  la direttrice Destination Florence Convention & Visitors Bureau, Carlotta Ferrari, e Camilla Carrega Bertolini, consulente in strategie di sviluppo per lenoturismo. 

Con lui, vogliamo capire come è, vista dall’osservatorio privilegiato di un ristorante stellato, la crisi del turismo che sta colpendo Firenze e la sua regione con particolare durezza. 

Chef, come sta vivendo questo momento?

Sono giornate di attesa, di riflessione, di confronto con i colleghi. Si è fermato tutto e ancora non abbiamo certezze sul nostro immediato futuro. Cerco di essere utile andando un paio di volte alla settimana alla Caritas a dare un po’ di aiuto per chi ne ha bisogno. Affronto il quotidiano, impaziente di ritornare in campo, ma anche preoccupato delle conseguenze di questa stagnazione che dura ormai da troppo tempo. 

Possiamo ipotizzare che gli operatori di fascia alta, come il Four Seasons, soffrano di meno rispetto alle piccole strutture?

Certamente ci sono realtà più forti e altre meno solide quindi più a rischio, ma io penso che l’emergenza Coronavirus abbia travolto tutti. Dai cinque stelle luxury ai bed and breakfast, siamo tutti nella stessa situazione e abbiamo tutti bisogno che il mondo riprenda a muoversi e le persone a viaggiare. Ma per questo non basta riaprire le frontiere fisiche, occorre abbattere le frontiere mentali, quelle che si sono innalzate in questo clima di terrore, paura e sfiducia.

Che cosa possono fare le istituzioni ?

Meno allarmismo e più chiarezza. Chi lavora nel mondo dell’accoglienza, a tutti i livelli, è pronto a rispettare protocolli e procedure per tutelare la salute pubblica. Siamo in grado di farlo, è questo il messaggio che dovrebbe passare. Le istituzioni dovrebbero seminare la fiducia e la tranquillità, gli unici presupposti per ripartire. 

La Toscana e Firenze stanno pagando il prezzo più alto nella crisi del turismo. Quali scenari si immagina?

Penso che la Toscana sia una terra felice, che ha tutto, cultura, arte, natura, enogastronomia. In più, siamo bravi a fare accoglienza. Sono ottimista, quindi, la ripartenza ci sarà. Penso anche che torneremo al nostro lavoro con maggiore attenzione al grande patrimonio che possediamo, con maggiore

creatività e tanta energia. 

State già pensando alla vostra Fase 2? Quali strategie state immaginando per tornare ai livelli di prima?

In attesa che il turismo internazionale riprenda, in questo momento è importantissimo lavorare con la comunità locale. Io e il mio team stiamo strutturando proprio in questi giorni un servizio di delivery che sia nello stile Four Seasons. Se i clienti non possono venire da noi, saremo noi ad andare da loro offrendo vere e proprie experience, eventi speciali e proposte tailor made per singoli momenti di consumo, dal brunch alla cena. Sarà il nostro primo passo per comunicare ottimismo e speranza.