Dopo due mesi senza lavoro ed entrate, il telefono alla Tubiyacht ha ricominciato a squillare.

“Siamo tornati quasi alla normalità, ma quello che è stato perduto non lo recupereremo”

“Ora il lavoro sta riprendendo, è tornato quasi alla normalità” afferma  Francesco Rotelli, titolare di Tubiyacht, ditta che si occupa dell’installazione, manutenzione e riparazione impianti idraulici, termici e di condizionamento. Ma per due mesi il telefono non ha squillato, la ditta è rimasta chiusa, gli operai a casa. “Abbiamo chiuso  il 10 marzo  e riaperto a maggio.” Due mesi senza lavoro e senza entrate, sono lunghissimi. “Abbiamo fatto ricorso alla cassa integrazione ma non è ancora arrivata. E’ stata dura. Ora abbiamo ripreso e si è ricominciato bene, si è rimesso in moto quasi tutto, ma quello che abbiamo perduto è perduto per sempre e non riusciremo a recuperarlo”.

Finito il lockdown, il telefono a ricominciato a squillare, sono ripresi i lavori che erano rimasti sospesi nei cantieri, arrivano richieste di intervento anche da parte di privati, anche se non ai livelli pre-Coronavirus. Se il telefono non squilla ci pensano lo

ro a contattare clienti. “Stiamo cercando di trovare nuove soluzioni, nuovi clienti, facciamo pubblicità su Internet e Facebook. E cerchiamo rimanere aggiornati sulla questione sicurezza e le misure da adottare, abbiamo messo in atto tutte le precauzioni necessarie per lavorare in sicurezza”.

Ogni mattina quando entra al lavoro ogni lavoratore si misura la febbre, non mancano mai dispostivi di protezione. Lo sguardo va il futuro: “Speriamo bene. Di progetti non ne possiamo fare, siamo artigiani lavoriamo in base alle chiamate” afferma Rotelli.