Infrastrutture, prof. Bocci: “Italia tra i primi nella ricerca,

ma in ritardo nell’applicazione pratica”

L’Italia vanta diversi primati nel campo delle ricerca sulle infrastrutture, “ma nessuno lo sa”, commenta il professor Maurizio Bocci, ordinario di Strade, Ferrovie e Aeroporti all’Università Politecnica delle Marche di Ancona, tra i relatori del webinar “Infrastrutture, la leva per una ripartenza sostenibile” in programma il 15 giugno.  Quello che si sa, invece,  è che c’è “un grande ritardo nel trasferimento dei risultati della ricerca alle applicazioni pratiche”.

Professore, sappiamo che oltre l’80% delle merci e delle persone in Italia viaggiano su strada. Quale potrebbe essere, nei prossimi anni, la sfida principale che saranno chiamate ad affrontare queste infrastrutture?

Dalla gestione del patrimonio stradale e autostradale dipende buona parte della nostra economia. Per questo sarà fondamentale avere infrastrutture sicure, in buono stato di manutenzione e integrate tra loro. Le congestioni, soprattutto intorno alle grandi città, fanno perdere tempo negli spostamenti, tempo che rimane improduttivo e che quindi rappresenta un costo economico. La rete va dunque potenziata laddove l’utenza risulta maggiore.

E per quanto riguarda la manutenzione?

La pavimentazione stradale, se ben progettata, ha un arco di vita di 20 anni, ma il punto vero è che il suo decadimento non è lineare. Nei primi 15 anni si deteriora per circa il 25% e nei restanti cinque anni, per il 75%. Questo significa che se intervenissimo per tempo, riusciremmo a mantenere in condizioni decenti le nostre strade e con minore dispendio di risorse.

L’Italia come è messa a livello di ricerca nel campo delle infrastrutturale?

Per la ricerca nel campo infrastrutturale l’Italia è certamente tra i primi paesi al mondo. Basti pensare che l’Università di una piccola città come  Ancona ha un centro di ricerca  sulle pavimentazioni stradali di livello internazionale. Si studiano nuovi materiali e tecnologie innovative. Tanto per fare qualche  esempio, il bitume modificato con polimeri, varie tipologie di additivi per i conglomerati bituminosi, le tecniche di stabilizzazione dei materiali scadenti e di riutilizzo del conglomerato bituminoso di recupero. Molto più indietro siamo nel trasferimento dei risultati della ricerca alle applicazioni pratiche.  In Italia purtroppo manca la collaborazione tra istituzioni, non c’è coordinamento, non si perseguono sinergie, ma spesso emergono diffidenze verso le innovazioni.

Che cosa è possibile fare in termini di sostenibilità?

Contrariamente all’opinione di molti nella costruzione  di un’infrastruttura viaria si può fare molto per tutelare l’ambiente. In Italia siamo all’avanguardia anche in questo settore.  Da diversi decenni si pone molta attenzione alla mitigazione degli impatti ambientali. Abbiamo sviluppato pavimentazioni fonoassorbenti, pavimentazioni chiare per l’inserimento paesaggistico e per la riduzione del consumo di energia per l’illuminazione delle gallerie, utilizziamo materiali di riciclo provenienti da diverse attività e non solo dal settore stradale. Abbiamo sviluppato le migliori tecnologie per il riciclaggio delle vecchie pavimentazioni stradali. Siamo primi al mondo nella tecnica del riciclaggio a freddo del vecchio “asfalto”. Anche se nessuno lo sa.